La speciale discovery a sostegno di procedimenti legali pendenti all’estero puo’ usarsi anche per documenti elettronici non conservati su suolo americano


Il 23 agosto 2016, la Corte di Appello dell’Undicesimo Circuito ha deciso che una cittadina russa ha il diritto di ottenere, sulla base dell’articolo 28 U.S.C. §1782, da una società di Atlanta, la produzione di documenti di una società collegata estera.

La causa deriva da un divorzio di una coppia russa, con sentenza di divorzio ottenuta in Russia. Dopo il divorzio, gli ex coniugi avevano avviato un ulteriore procedimento giudiziale a Mosca per la divisione dei beni coniugali (il “Contenzioso Russo”). In tale sede, l’ex moglie (“Moglie”) aveva sostenuto che l’ex marito nascondesse e dissipasse beni coniugali per mezzo di “società offshore” costituite in giro per il mondo, e anche in territorio USA.

La Moglie, per raccogliere prove a sostegno delle proprie domande nel contenzioso russo, avviava un procedimento dinanzi al tribunale del distretto federale di Atlanta ai sensi del §1782. Con questo speciale procedimento, le parti di un procedimento instaurato all’estero, possono utilizzare la discovery americana, per ottenere prove da utilizzarsi nel procedimento estero. Per una breve discussione di che cosa sia la discovery (fase fondamentale del procedimento americano che agevola grandemente l’acquisizione di prove perche’ obbliga attore e convenuto a fornirsi reciprocamente le informazioni e i documenti che necessitano a sostegno delle proprie domande ed eccezioni), vedi Nathan M. Crystal and Francesca Giannoni-Crystal, (2011) Understanding Akzo Nobel: A Comparison of the Status of In-House Counsel, the Scope of the Attorney-Client Privilege, and Discovery in the U.S. and Europe, Global Jurist: Vol. 11: Iss. 1 (Topics), Article 1. DOI: 10.2202/1934-2640.1378.

Il giudice di prime cure accoglieva la domanda della Moglie autorizzando due subpoenas (una sorta di ordine a controparte o a terze parti) volti a raccogliere elementi probatori presso due società, una delle quali con sede ad Atlanta (Atlanta Trident).

L’ordine aveva ad oggetto documenti in possesso di diverse entità, tra cui anche alcune situate nelle Bahamas, e dei trust con sede a Cipro ed in Svizzera. L’ordine imponeva ad Atlanta Trident di fornire i documenti richiesti che fossero in suo “possesso, custodia o controllo, a nulla valendo il fatto che tali documenti o materiali non fossero posseduti direttamente”.

Atlanta Trident produceva i documenti conservati presso il proprio ufficio di Atlanta, ma rifiutava di produrre i documenti che si trovavano presso altri uffici, eccependo di non essere obbligata a consegnarli ex articolo §1782, perche’ tale articolo non avrebbe portata extraterritoriale. Non trovando sollievo presso il giudice di prime cure, Atlanta Trident svolgeva appello presso la corte federale d’appello dell’Undicesimo Circuito.

La Corte di Appello confermava l’ordine emesso dal tribunale inferiore rilevando che “l’ubicazione di documenti rilevanti e delle informazioni in forma digitale mantenute in paesi stranieri – sempre che si possa dire che un luogo fisico possa individuarsi in quest’ era digitale – non impedisce di per sé la discovery ai sensi del §1782 “.

Inoltre, rilevava la Corte. dal momento che la società USA ha il controllo dei documenti richiesti e li può ottenere a semplice richiesta, detta societa’ è tenuta a rispettare l’ordine di produzione in giudizio. La Corte concludeva confermando le sanzioni imposte per non aver ottemperato all’obbligo di produzione (contempt sanctions). La Corte riteneva infatti che vi era stati deliberati tentativi di sottrarsi all’obbligo (anch’esso previsto dalla legge americana) di conservazione delle prove che la controparte potrebbe avere il diritto di ottenere.

La decisione apre interessantissime prospettive per quelle parti di procedimenti pendenti all’estero (in Italia per esempio) che hanno difficolta’ a reperire prove a sostegno delle loro pretese o eccezioni, quando la controparte ha un qualche collegamento con gli Stati Uniti (ad esempio perche’ facente parte di un gruppo internazionale con societa’ americana).

Per informazioni, Francesca Giannoni-CrystalFederica Romanelli.

Il caso Sergeeva v. Tripleton Int’l Ltd., 2016 WL 4435616 (11th Cir. August 23, 2016) è disponibile alla pagina http://media.ca…  Open PDF

Originariamente pubblicato in inglese su CFCFirm.com